“‘A pazziella ’n man’ ‘e criature” è un’articolata rappresentazione dell’importanza e della qualità del gioco per i minori, seconda grande opera realizzata dall’artista toscano Zed1 nel Parco dei Murales.
Quando gli operatori sociali partner del progetto rilevarono lo smarrimento dei bambini per la trattola, simbolo del gioco tradizionale, accostata ai libri dell’opera di “Ael“, il lavoro di Zed1 divenne obbligo morale. Dopo aver raccolto i pensieri dei bambini e ragazzi del Parco, l’artista ha dunque completato l’opera riflettendo sui momenti di alienazione e solitudine anziché di condivisione e convivialità dei minori.
Tra la maschera napoletana e il Pinocchio legato all’origine toscana dell’artista, il burattino sembra sopravvivere a stento alla decomposizione dei giocattoli tradizionali, schiacciati dal peso dei più contemporanei, antagonisti digitali di questa scena favolistica ed incantevole. Una conferma negativa per la perdita del calore e della piccola socialità che a molti ragazzi oggi sfugge, al contrario del mondo virtuale in cui gli stessi ormai sprofondano in un senso di forte irrealtà.
L’opera è stata prodotta con il sostegno del Rotary Club Campania Napoli e con il contributo tecnico dell’Assessorato all’Arredo e al Decoro Urbano del Comune di Napoli.
Pasquale Russo, Presidente del Rotary Club Campania Napoli, ha dichiarato:
“Abbiamo scelto di collaborare ad un progetto di street art perché ci sembra che nel 2015 sia l’espressione artistica migliore per restituire una buona visione del futuro, in grado di toccare più corde dell’animo umano, dall’umanità alla solidarietà. Ma più di tutto perché si può ragionare in termini di decoro urbano, per abbellire i quartieri e renderli più vivibili. L’idea è quella di associare l’esplosione dei colori all’esplosione della vita. Non è un caso che questo lavoro si realizzi a Ponticelli: è un quartiere bistrattato e dimenticato. Quindi il messaggio va anche a tutti quei ragazzi che hanno raccolto questo colore e hanno iniziato a vivere il territorio. Il tema del gioco equivale al “mettersi in gioco”, concetto spesso dimenticato per la forte presa dell’innovazione sulla tradizione. L’idea più ampia, quindi, è anche quella di far riscoprire le origini, le tradizioni e la storia di un quartiere e di far sì che queste possano essere proiettate verso il futuro. Ci sono tante famiglie che nella periferia est di Napoli, nonostante le difficoltà, si impegnano per andare avanti e non perdere questo rapporto con le proprie origini: si mettono in gioco, appunto. Più si interpreta il messaggio in questo modo più si contribuisce a valorizzare il contesto in cui si vive. Si parla di gioco e di contrapposizione tra l’innovazione e la tradizione ma questo non vuole essere un “game over”: vuole essere un confronto per migliorarsi o perfezionarsi, un messaggio di speranza e di solidarietà sociale”.