Per raccontare la storia di un’azienda di antica tradizione, come Arti Grafiche Boccia, ma anche la storia dell’evoluzione dei processi tipografici e di stampa, sulla scorta del progetto “Alephactory. A different imprinting“, è stata allestita una mostra presso la Biblioteca Nazionale di Napoli dal titolo “La Fabbrica delle Lettere”, supportata dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Le teche della Biblioteca sono state svuotate del loro ordinario contenuto per accogliere fotografie, sketch e tele realizzate dagli artisti Caktus&Maria, Etnik, Macs, Made514, Mr. Pencil, Opium, Zentwo e Zeus40; di fianco agli strumenti tipici di un cantiere creativo sono stati accostati caratteri mobili, stampe e fòndite della collezione dei caratteri.
L’intero progetto è stato raccontato nel volume “Alephactory – Arti Grafiche Boccia per la creatività urbana”, con i contributi di Orazio Boccia, presidente di Arti Grafica Boccia, la prefazione del Presidente della Commissione Cultura di Confindustria Alessandro Laterza, un saggio di Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale del Palazzo Reale di Napoli, e un saggio di Luca Borriello, direttore ricerca INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana. Il catalogo è disponibile anche sulla piattaforma ISSUU qui.
«Il cuore di quest’iniziativa di cultura e di impresa – scrive Alessandro Laterza – sta nel ricordarci la dimensione specifica della piccola e media impresa come progetto di vita. La promozione del marchio aziendale viene rovesciata in una sollecitazione creativa ad un’ideale comunità di artisti. L’esperienza d’impresa viene tradotta in emozione visiva trasferita anche a chi attraversa l’area industriale. Il racconto azienda poi viene incastonato nella narrazione del progetto artistico. Questo ci ricorda che per chi produce beni c’è sì una bellezza intrinseca all’apparato produttivo, ma ci può essere anche l’idea di coltivare un germe di bellezza che genera una produttività diversa” […] “Variazioni mnemoniche sul tema della “B” – conclude Mauro Giancaspro – “B” come Boccia, naturalmente, ma anche “B” come biblioteca come istintivamente e assai poco congruamente penserebbe per deformazione professionale un bibliotecario. “B” di book per un appassionato libraio inglese. Ma anche e ancora – perché no? – assai più congruamente, “B” come Bauhaus, la grande scuola – laboratorio di Walter Gropius».